domenica 27 aprile 2008

Hentai e letteratura

Ripropongo il mio articolo su manga e letteratura erotica giapponese pubblicato sul n.43 della rivista "Play X". Cfr. Cristiano Martorella, Letteratura oscena e disegni perversi, in "Play X", n.43, maggio 2005, pp.48-49.


Letteratura oscena e disegni perversi
di Cristiano Martorella

I contatti fra manga e "altra" letteratura non sono mai stati messi abbastanza in evidenza in Occidente, incorrendo nel rischio di sottovalutare dei generi richiusi in settori troppo specialistici. Eppure questa letteratura, che pur usando mezzi espressivi diversi è decisamente un fenomeno unitario, ha una diffusione di massa ragguardevole. Cerchiamo quindi di porre rimedio a questa lacuna evidenziando il carattere unitario di manga e letteratura concentrandoci in particolare sul genere erotico.Se gettiamo uno sguardo sulle origini della letteratura popolare giapponese cogliamo già l’unità fra testo letterario e narrazione disegnata. Nei Koshokumono (storie erotiche) del XVII secolo, i volumi sono riccamente illustrati con stampe monocrome. Ad esempio, Cinque donne amorose (Koshoku gonin onna, 1686) di Saikaku Ihara fu illustrato con 24 stampe di Hanbei Yoshida, mentre Vita di un libertino (Koshoku ichidai otoko, 1682), fu pubblicato con 54 disegni dello stesso autore. Due anni dopo, quest’ultima opera venne illustrata da Moronobu, caposcuola dell’ukiyoe. Se si pensa che questo genere di illustrazioni diedero vita appunto al genere dello shunga (stampa erotica), si comprende lo stretto legame, mai cessato, fra letteratura e disegno erotico in Giappone. Ma ritorniamo al presente per analizzare da vicino alcuni casi fra i più noti. Fra le scrittrici che hanno avuto contatti diretti con il mondo dell’hentai, ricordiamo Eimi Yamada. Prima del successo come romanziera, Eimi Yamada aveva lavorato come fotomodella, e soprattutto come autrice di testi di manga per adulti. Oggi questa attività è stata dimenticata, eppure i suoi romanzi erotici, come Occhi nella notte (Beddo taimu aizu, 1987), risentono fortemente l’influenza del ritmo e del linguaggio dei manga. Nei romanzi della scrittrice è il sesso il vero protagonista delle storie. Ella ama esplorare i corpi dei personaggi alla ricerca della più piena soddisfazione libera da falsi pudori e inutili sensi di colpa. L’affermazione assoluta dell’esigenza del piacere femminile espressa in modo chiaro ed esplicito, tanto da apparire trasgressiva. Eimi Yamada arriva a dire che "quello in cui tutti credono, vuoi o non vuoi, è sempre in qualche modo legato al sesso" (intervista della rivista "Nami", 8/1989). Piuttosto che una provocazione, si tratta di uno stile, uno stile decisamente hentai. Esplicito è il rapporto fra manga e letteratura nelle opere di Kiriko Nananan che nasce come disegnatrice, spaziando però anche nella letteratura. Infatti i suoi testi sono considerati come letteratura vera e propria. In Italia una sua opera è stata pubblicata nell’antologia Rose del Giappone (Edizioni e/o, 1995) insieme ai racconti di Eimi Yamada, Yoko Ogawa e Keiko Ochiai. Molto vicina allo shojo manga, il lavoro di Kiriko Nananan si configura come frammenti di vita dove l’eros appare di sfuggita misto a momenti di quotidianità.Anche Shungiku Uchida ha esordito appena ventenne come autrice di manga con testi e disegni suoi. Poi ha iniziato a scrivere racconti erotici dal 1993. In Italia una sua storia è apparsa nell’antologia di racconti erotici intitolata Sex & Sushi (Mondadori, 2001). Con linguaggio asciutto ed esplicito, Shungiku Uchida tratta temi di sesso estremo narrando le vicende di donne disinibite e volitive.Nel mondo dell’hentai più perverso ci conduce il romanzo I maestri dell’eros (Erogotoshitachi, 1963) di Akiyuki Nosaka. Ormai un classico tradotto anche in italiano, I maestri dell’eros (Marsilio, 1998) è stato elogiato da Yukio Mishima come romanzo dissacratore e impertinente. Il romanzo narra le vicende di alcuni produttori di materiale pornografico, e si inserisce nel genere eroguro (erotico e grottesco) per il tono ironico e nel contempo sensuale.La scrittrice Rieko Matsuura descrive la storia di un’autrice di manga erotico-horror in Corpi di donna (Nachuraru uman, 1987). Il libro tradotto in italiano (Marsilio, 1996) è decisamente esplicito mostrando situazioni di sesso lesbo, rapporti sadomasochistici e amplessi ardenti. Nel romanzo L’alluce P (Marsilio, 1998) di Rieko Matsuura, lo stile manga con i suoi eccessi e cliché traspare chiaramente. In pura maniera hentai, ella descrive vicende inverosimili di uomini dotati di due falli, di vagine dentate, e della protagonista Kazumi con un membro maschile al posto dell’alluce. La critica letteraria ha perciò definito l’opera della scrittrice come "pornografia pulp", riconoscendone d’altronde il grande successo.In conclusione, risulta in modo inequivocabile l’unità di letteratura e manga in Giappone, aspetto che risulta ancora più evidente analizzando il settore commerciale e scoprendo che molti grandi editori di narrativa sono anche editori di fumetti. Perciò quando si parla di hentai, si dovrebbe ricordare il contributo fondamentale fornito dalla letteratura evitando di farsi ingabbiare nello schematismo accademico. In Giappone il romanzo erotico può vantare una lunga tradizione e una grande diffusione, tanto che Takashi Furubayashi e Yukio Mishima, in una loro conversazione, hanno criticato la moda di considerare il sesso come opposizione al sistema, ridimensionando un fenomeno dalle enormi proporzioni. Anche il politologo Masao Maruyama ha messo in evidenza il proliferare della narrativa erotica definita "letteratura carnale". Egli riscontra una specificità giapponese nel compiacersi di una sessualità anormale (hentai), rintracciando un rapporto fra arte erotica e politica, e condannandone l’arretratezza intellettuale. Secondo Maruyama la mentalità giapponese pecca di un eccessivo sensualismo inadatto allo sviluppo di forme e istituzioni democratiche. Però questa tesi non è l’unica prospettiva possibile, e possiamo spiegare diversamente il fenomeno hentai sia in letteratura sia nel fumetto. In realtà la sessualità è l’unica sfera in cui i cittadini giapponesi possono vantare un’assoluta libertà. Ma la libertà sessuale da sola non è opposizione al sistema politico, come interpretato da alcuni. Affinché il sesso diventi critica sociale, bisogna che esca fuori dalla standardizzazione e acquisti un valore assoluto, così che diventi erotismo ossia ideologia dell’eros. In quel caso la letteratura diviene oscena perché mostra ciò che il perbenismo nasconde, e il disegno diviene perverso perché diverso dalla rappresentazione omologata del mondo.


Articolo pubblicato dalla rivista "Play X". Cfr. Cristiano Martorella, Letteratura oscena e disegni perversi, in "Play X", n.43, maggio 2005, pp.48-49.

sabato 12 aprile 2008

Cultura hentai

La rivista "GX Magazine" ha pubblicato un mio articolo dedicato alla cultura giapponese e alla cultura hentai. Lo ripropongo qui di seguito.Cfr. Cristiano Martorella, Cultura hentai, relativismo e politica sessuale, in "GX Magazine", n.24, giugno 2007, pp.25-33.



Cultura hentai, relativismo e politica sessuale
di Cristiano Martorella

Ormai espressioni come cultura otaku, cultura kawaii, e perfino cultura hentai, sono tanto diffuse in Occidente da essere già note ai lettori appassionati del genere. Anche gli studi accademici e le pubblicazioni scientifiche hanno adottato questa terminologia che qualche decennio fa sarebbe stata considerata ridicola. Tuttavia, dopo questa premessa, si deve aggiungere che le valutazioni sulla cultura otaku, e in particolare del genere hentai, restano ancora controverse. La mancanza di una valutazione unanime è causata soprattutto dalle enormi differenze di interpretazione del fenomeno otaku. Il problema nasce dalla mancanza di chiarezza su chi sia e cosa faccia l’otaku. Gran parte della stampa ha sempre definito gli otaku come perditempo, fissati, un po’ maniaci, esagerando platealmente i beceri luoghi comuni. Poi sono arrivati artisti come Murakami Takashi e Nara Yoshitomo, che esponendo opere esplicitamente ispirate alle forme artistiche degli otaku hanno infranto un muro di pregiudizi. Murakami Takashi si è addirittura spinto oltre, emulando chiaramente l’arte hentai. L’opera intitolata Hiropon mostra l’immagine di una ragazza in stile manga che si stringe due immensi seni che spruzzano latte. Sembra l’interpretazione letterale del termine hentai che nel senso originale significa anormale.Ciò che emerge in modo inequivocabile è il fatto che una definizione univoca del termine otaku non è possibile e mai potrà esserlo perché abbraccia manifestazioni ed espressioni differenti di una moltitudine non omogenea che si ispira a manga e anime. Accettando questa considerazione si possono evitare tutte le tipologie false e fuorvianti che sono state inventate da sociologi e psicologi disinvolti, e procedere oltre con un’analisi più aderente alla realtà. Per fornire un quadro definitivo, o almeno meno lacunoso, sulla cultura hentai dobbiamo rispondere a due domande essenziali. La cultura hentai è un fenomeno tradizionale o postmoderno? La cultura hentai è deviante ed eversiva oppure costruttiva? Le domande sono volutamente estreme, ma sono ciò che si chiederebbe un osservatore neutrale interrogandoci sulla questione. Incominciamo col primo quesito. La cultura hentai è in opposizione con la cultura tradizionale? La risposta è assolutamente negativa. La cultura hentai è la prosecuzione di forme espressive nate in epoche diverse durante lo sviluppo della cultura giapponese. Uno studio accurato della produzione erotica giapponese ci fa scoprire che le stampe shunga prosperarono in epoca Edo (1600-1867) grazie alla diffusione di una ricca narrativa libertina. Infatti i Koshokumono (racconti libidinosi) includevano stampe monocromatiche che si sono poi evolute nelle stampe erotiche ben note a tutti. Questo era il caso delle opere di Ihara Saikaku (1642-1693), come Cinque donne amorose (Koshoku gonin onna,1686) e Vita di un libertino (Koshoku ichidai otoko, 1682). Anche le forme estreme della sessualità, come bondage e sadomasochismo, sono state rappresentate con finezza dal pittore Katsushika Hokusai (1760-1849) nelle sue stampe. Indimenticabile è l’opera intitolata Sogno della moglie del pescatore, dove si anticipa il genere dei tentacoli mostruosi con la raffigurazione di una donna nuda avviluppata da una piovra immensa. Questa documentazione, che è straordinaria sia per quantità sia per qualità, dimostra in modo inequivocabile la continuità della cultura giapponese. Rispondiamo allora al secondo quesito. La cultura hentai è deviante ed eversiva oppure costruttiva? La cultura hentai è stata descritta come opposizione alla cultura egemone da quei saggisti che dovevano sostenere ad ogni costo una tesi pregiudiziale. In realtà chi legge un bishoujo manga, guarda un anime hentai o un pink eiga, lo fa per divertimento, e certamente non ha l’intento di partecipare a una presunta "rivoluzione". Tuttavia la cultura hentai è divenuta eversiva, o così appare, a causa dell’insostenibile repressione esercitata contro di essa. Non si può nascondere che le opere e gli autori hentai, sia in Italia sia in Giappone, non godano in generale di una buona reputazione. Purtroppo l’apprezzamento rimane limitato a un ristretto gruppo di appassionati che ha abbattuto pregiudizi e ignoranza. Ci accorgiamo allora che per rispondere al secondo quesito dobbiamo capire che cosa c’è di diverso nella cultura hentai rispetto alle altre manifestazioni della sessualità presenti nella nostra società. La risposta è banale ma inquietante. Nell’hentai non c’è alcunché di diverso. Analizzando le opere hentai ci accorgiamo che si fa uso di temi già presenti nella nostra cultura. Perfino le forme più estreme della sessualità sono indicate come sadismo e masochismo ossia parole che nascono dal nome di celebri scrittori occidentali: Sade (1760-1814) e Masoch (1836-1895). Se l’hentai non presenta temi che non siano già stati affrontati in Occidente, perché averne paura? Per quale motivo temerlo tanto da indicarlo come devianza e sovversione? La risposta autentica è difficile da accettare. L’hentai fa paura perché è il prodotto di un’altra cultura. Così la sessualità, già ampiamente normalizzata dalla commercializzazione dell’eros, rischia di ritornare ad essere eversiva unendosi a una matrice culturale differente. Forse è questo che si teme? Indubbiamente ci sono molte esagerazioni, a volte perfino isterismi, nei confronti di tutto ciò che è giapponese. Risulta difficile distinguere le fobie dai fenomeni reali. In questo caso la distinzione è ancora più difficile, ed è sufficiente una lettura dei saggi dedicati all’argomento per accorgersi in quale guazzabuglio ci troviamo. Molti sociologi hanno contribuito notevolmente ad alimentare i pregiudizi sui manga hentai con analisi infarcite di errori e considerazioni fuorvianti. Fra le inesattezze e gli equivoci sostenuti c’è il pregiudizio che i manga hentai siano disegnati soltanto da uomini e per uomini. Questo è assolutamente falso. Le più brave autrici del genere bishoujo manga, un genere indubbiamente erotico, sono state donne. Ci sono poi i ladies comics, fumetti per donne adulte con forti contenuti sessuali, dove le autrici hanno creato un genere e aperto il settore a nuove possibilità. Non bisogna nemmeno dimenticare gli shonen ai, e tutte le riviste (come la famosa Juné) scritte soprattutto da autrici femminili. Quindi la fisima che i manga erotici siano scritti soltanto da uomini è un becero pregiudizio che sottovaluta la creatività femminile e la vorrebbe emarginare. Si rileva così che l’hentai nei suoi aspetti più creativi ed emancipati subisce l’ignoranza più gretta. Viceversa gli autori e le autrici di hentai hanno smosso con la loro fantasia un ampio settore editoriale. Dal punto di vista narrativo e grafico, insomma artistico, non c’è dubbio circa l’importanza e la vastità del fenomeno. Tanto che la cultura hentai costituisce un fenomeno unitario nella cultura giapponese, sfociando anche nelle espressioni d’arte accademiche come nel caso del fotografo Araki Nobuyoshi. Un’analisi più approfondita mostra come le tendenze e le mode, dalla musica all’abbigliamento, risentano dell’influenza della cultura hentai nelle forme più morbidi e dolci del kawaii. Ciò è innegabile. Quindi è fuorviante e privo di senso parlare ancora di subcultura o sottocultura nei riguardi di un fenomeno tanto pervasivo. Piuttosto rimane irrisolto il problema della contestualizzazione e interpretazione della cultura hentai. Oggi la cultura hentai mina le certezze dell’uomo occidentale. Emerge la difficoltà di attualità scottante che imprigiona il pensiero contemporaneo nelle categorie anguste e ristrette del dualismo. Soprattutto rimane l’incapacità di concepire la diversità come qualcosa dotato di proprie caratteristiche, invece di considerarla come ciò che si oppone e contrasta. Le motivazioni di questa incapacità non sono razionali, ma affondano nella paura istintiva e inconscia per tutto ciò che è diverso. La cultura hentai è straniera, e anche strana. La sua "estraneità" giustifica agli occhi degli ingenui ogni tipo di condanna. Da ciò scaturisce il valore etico della cultura hentai promotrice del pluralismo e della molteplicità espressiva, e infine sostenitrice della libertà sessuale. La libertà sessuale che è un valore imprescindibile per le nuove generazioni.


Bibliografia

Avella, Natalie, Graphic Japan. Dalla xilografia allo zen, dai manga al kawaii, Logos, Modena 2005.
Bornoff, Nicholas, Pink Samurai, The pursuit and politics of sex in Japan, Harper & Collins, London 1994.
Carey, Peter, Manga, fast food & samurai, Feltrinelli, Milano 2006.
Leoni, Chiara, Takashi Murakami. Istericamente felice, in "Flash Art", n.256, anno XXXIX, febbraio-marzo 2006.
Martorella, Cristiano, La positività etica dei manga eroi, in "Diogene Filosofare Oggi", n.3, anno II, marzo-maggio 2006.
Nakamura, Akio, Otaku no hon, Takarajimasha, Tokyo 1989.
Rossetti, Gabriele, Japan underground, Castelvecchi, Roma 2006.
Posocco, Cristian, Mangart. Forme estetiche e linguaggio del fumetto giapponese, Costa & Nolan, Milano 2005.



Articolo pubblicato dalla rivista "GX Magazine". Cfr. Cristiano Martorella, Cultura hentai, relativismo e politica sessuale, in "GX Magazine", n.24, giugno 2007, pp.25-33.

lunedì 7 aprile 2008

Bishoujo manga

Ripropongo il mio articolo dedicato ai bishoujo manga pubblicato dalla rivista "GX Magazine" e dal sito Nipponico.com. L'articolo è stato tratto dal sito Nipponico.com alla voce Bishoujo. La rivista "GX Magazine" lo ha pubblicato sulle sue pagine considerandone il valore e l'importanza. Cfr. Cristiano Martorella, Bishoujo. La rivolta delle belle ragazze, in "GX Magazine", n.21, settembre-ottobre 2006, pp. 38-39.



Bishoujo, la rivolta delle belle ragazze. Le implicazioni politiche e sociali dei manga
di Cristiano Martorella

Non esiste uno scontro fra Occidente e Oriente. Questo conflitto è una semplificazione vantaggiosa per chi ha l'intenzione di occultare gli interessi economici e politici di una élite impegnata a trovare il consenso, a imporre una propria idea del mondo, a eliminare le alternative. Estendere questo controllo sulle menti dei giovani è una direttiva essenziale per garantire la leadership futura dello stesso gruppo dirigente che attualmente detiene il potere. Perciò indicare le istanze giovanili come perversioni è la strategia consueta per sopprimere le diversità. A livello globale ciò viene inserito nel dualismo dello scontro epocale fra Occidente e Oriente, nel conflitto culturale fra sistemi di pensiero e ideologie. Non sorprende dunque che il fumetto e l'animazione giapponese siano stati considerati con estrema serietà quali oggetti di corruzione delle attuali generazioni di giovani europei. Fra la schiera di studiosi che hanno sostenuto ciò ricordiamo Sharon Kinsella, Anne Allison e le italiane Vera Slepoj e Maria Rita Parsi. I loro interventi sono così numerosi e documentati che negare quanto affermato è impossibile. Purtroppo non esiste un confronto fra le diverse posizioni accademiche e ogni ricercatore continua le sue indagini isolatamente ignorando il lavoro altrui(1). Ciò è l'indizio della scorrettezza con cui si conducono le ricerche, che spesso sono soltanto l'esposizione di propri pregiudizi e opinioni prive di valore scientifico.Davvero esiste una gioventù ribelle giapponese come vorrebbero farci credere gli psicologi e i sociologi? Le interviste di Leonardo Martinelli(2) hanno dimostrato il contrario. Il look aggressivo dei giovani giapponesi resta un modo per affermare la propria identità distinguendosi. A volte, viceversa, è l'imposizione di una tendenza e la voglia di fare parte di un gruppo. Comunque, in ogni caso, si cerca il riconoscimento (quello che i filosofi e i sociologi chiamano thymos). Pur avendo fornito un resoconto circostanziato e dettagliato, l'articolo di Leonardo Martinelli è stato volutamente ignorato.La verità è che la gioventù, e non solo quella giapponese, sta apparendo ribelle a causa dell'oppressione degli psicologi e dei sociologi sempre pronti a condannare e mai disponibili a capire. Gli adulti, con il loro mondo di violenze e ipocrisie, sono un pessimo modello che i giovani, fortunatamente, tentano ancora di rifiutare. Attualmente leggere un manga è considerato dagli psicologi italiani come una devianza, o addirittura una perversione. Queste esagerazioni hanno avuto il sostegno della stampa sempre pronta a creare nuovi mostri. Tuttavia la critica serrata di molti autori in difesa di anime e manga, fra cui ricordiamo Luca Raffaelli, Davide Castellazzi e Marco Pellitteri, non è stata mai confutata dimostrando la falsità delle ipotesi contro la cultura giapponese.Gran parte delle considerazioni degli studiosi sulla cultura giovanile vertono sull'impatto e l'influenza dei manga e degli anime, perciò è bene tracciarne un quadro storico più chiaro, con particolare attenzione al genere più controverso, ovvero il manga erotico. Bishoujo significa bella ragazza. Il genere bishoujo manga, il fumetto erotico giapponese in stile non realistico, nasce intorno agli anni '80 dalla congiunzione di due generi molto affermati, lo shoujo manga, fumetto per ragazze, e l'adult manga, fumetto pornografico. Prima dell'avvento dello shoujo manga, i fumetti giapponesi per adulti ricalcavano lo stile realistico e drammatico detto shunga manga, che aveva una certa continuità con il gekiga, il fumetto realistico. L'espansione del genere shoujo manga influenzò e permeò talmente gli altri generi da divenire una tendenza affermata anche a livello culturale ed estetico sotto la bandiera del kawaii (carino). Gli aspetti erotici già presenti nello shoujo manga furono esaltati dal bishoujo manga che non faceva che riprendere e amplificare qualcosa già esistente. Il manga Berusaiyu no bara (Lady Oscar) di Ikeda Riyoko è un esempio evidente del sottile erotismo degli shoujo manga. Perfino un manga apparentemente innocente come Candy Candy di Mizuki Kyouko e Igarashi Yumiko contiene riferimenti velatamente erotici. Ciò spiega l'accanimento della censura italiana e i tagli esorbitanti effettuati sugli anime trasmessi in Italia.Nella cultura giapponese non esiste una separazione netta fra sesso e amore così come è stata formulata dagli occidentali. L'attività sessuale (sekkusu suru) è considerata naturale, e non è in antitesi con i sentimenti amorosi. La morale occidentale bigotta ha sempre sostenuto la superiorità del sentimento sul sesso, negando la possibilità di provare emozioni profonde tramite il piacere dell'attività sessuale. Ciò non ha senso per la mentalità giapponese che vede una continuità fra sesso e amore invece di un'opposizione. Quanto detto ci permette di capire la presenza di un sottile erotismo nel fumetto per ragazze (shoujo manga) dove le storie romantiche e sentimentali sono dominanti, ripreso e amplificato nel bishoujo manga che non disdegna una trama sentimentale nonostante l'abbondanza di riferimenti sessuali.Il passaggio dallo shoujo manga al bishoujo manga avvenne gradualmente. Nakajima Fumio, autore di manga in stile semirealistico, cambiò il suo stile sposando il genere bishoujo. Ciò avveniva intorno alla fine degli anni '80. Nakajima Fumio era stato anche l'autore del primo adult anime video (AAV) intitolato Yuki no kurenai keshou (Il trucco rosso di Yuki, 1984). Ma furono tante le donne che vivacizzarono il genere erotico passando dallo shoujo manga al bishoujo manga portando la loro esperienza e bravura. Ricordiamo Akasha Mitona, autrice di Metamorphose (1992), un manga che gioca con l'identità sessuale. Miyamoto Rumi riprendeva il tema della timidezza femminile nel manga Binkan meganekko (Tenere quattrocchi, 1992). Marino Aya scherzava sulle situazioni che vedono le donne in un ambiente di lavoro tipicamente maschile come in Ikenai shisen sakura iro (Fare l'occhiolino è rosa ciliegia, 1991). Ramiya Ryou sceglieva temi a tinte fosche simili ad horror, con i personaggi di graziose vampire e zombi come in Zombi no shitatari (Gocciolio dello zombi, 1990) e Crescent Night (1993). Asano Kaori era autrice di Vanity Angel (1993) pubblicato dalla Fujimi, un manga che gioca sui difetti del narcisismo femminile. Fra le autrici di testi per manga erotici ricordiamo la scrittrice Yamada Eimi, un'altra firma prestigiosa che cominciò la carriera nel mondo dei manga per adulti. Queste autrici hanno il merito di aver dato un'impronta femminile al genere del fumetto erotico giapponese. Purtroppo in Occidente non si è minimamente capita l'importanza del contributo delle donne nel fumetto erotico giapponese sostenendo il solito pregiudizio che ritiene la pornografia un appannaggio esclusivamente maschile. Sharon Kinsella è fra coloro che hanno contribuito a sostenere questo equivoco. Ciò può accadere soltanto grazie alla consueta ignoranza che circonda la cultura giapponese. Se i giovani fanno notare gli errori degli adulti vengono immediatamente bollati come ribelli.Le belle ragazze giapponesi usano il proprio corpo per affermare l'identità sessuale, e quindi per continuità, l'identità personale. Psicologi e sociologi vorrebbero negare questa conquista di autonomia e indipendenza dei giovani per relegarli in posizioni secondarie e subordinate. Lo scontro che sta emergendo è quello fra una élite che detiene il controllo socio-politico e chi vuole conquistare un proprio spazio nella società. Chiamare ciò conflitto generazionale è limitativo e fuorviante. Lo scontro autentico è quello fra gli oscurantisti e gli spiriti liberi.


Note
1. Chi scrive ha presentato una quantità ragguardevole di ricerche su manga e anime nelle sedi accademiche dell'Università degli Studi di Genova e al Centro Studi di Letteratura Giovanile del Comune di Genova. Però aver dimostrato su basi scientifiche gli errori dei sedicenti esperti non è servito a cambiare i discorsi pregiudiziali della stampa generalista.
2. Cfr. Martinelli, Leonardo. Harajuku. Questa pazza, pazza Tokyo..., in "Gulliver", anno IX, n. 3, marzo 2001, pp. 50-78. Leonardo Martinelli, corrispondente dal Giappone per varie testate giornalistiche, è fonte attendibile. L'articolo non è stato citato e nemmeno contestato da coloro che si definiscono studiosi della cultura giovanile. Semplicemente è stato ignorato perché smaschera tutti gli errori di testi che presentano soltanto stereotipi.


Bibliografia

Allison, Anne. 1994. Nightwork: Sexuality, Pleasure, and Corporate Masculinity in a Tokyo Hostess Club. University of Chicago, Chicago.
Buzzi, Carlo. 1998. Giovani, affettività, sessualità. Il Mulino, Bologna.
Dessalvi, Stefano e Pollicelli, Giuseppe. Disegni leggeri, moralmente corrotti, in "Blue", anno X, n. 110, luglio 2000.
Gomarasca, Alessandro (a cura di). 2001. La bambola e il robottone. Culture pop nel Giappone contemporaneo. Einaudi, Torino.
Hite, Shere. 1977. Il primo rapporto Hite, un'inchiesta sulla sessualità femminile. Bompiani, Milano.
Kinsella, Sharon. 2000. Adult Manga. Curzon Press, London.Kraft-Ebing, Richard. 1957. Psychopathia sexualis. Manfredi, Milano.Lowen, Alexander. 1968. Amore e orgasmo. Feltrinelli, Milano.
Martorella, Cristiano. I fumetti del ciliegio in fiore, in "Il Golfo. Quotidiano dell'area sorrentina e Capri", anno VI, 1 marzo 1996.
Martorella, Cristiano. La rivoluzione invisibile, in "Sushi", n. 3, ottobre 1996.
Martorella, Cristiano. Il kawaii prima del kawaii, in Pellitteri, Marco (a cura di). 2002. Anatomia di Pokémon. Seam, Roma.
Martorella, Cristiano. 1999. Quando Uzume salvò il mondo con una risata. Relazione del corso di Linguistica. Facoltà di Lettere e Filosofia. Università di Genova.
Masters, William e Johnson, Virginia. 1967. L'atto sessuale nell'uomo e nella donna. Feltrinelli, Milano.
Pellitteri, Marco. 1999. Mazinga Nostalgia. Storia, valori, linguaggi della Goldrake-generation. Castelvecchi, Roma.
Tannahill, Reay. 1985. Storia dei costumi sessuali. Rizzoli, Milano.
Yamada, Eimi. 1994. Occhi nella notte. Marsilio, Venezia.


Articolo pubblicato dalla rivista GX Magazine.Cfr. Cristiano Martorella, Bishoujo. La rivolta delle belle ragazze, in "GX Magazine", n.21, settembre-ottobre 2006, pp. 38-39.